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L’Aglianico, il vitigno prediletto nel Cilento

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Quotidianamente ci troviamo in occasioni diverse in cui si parla dei vini rossi del Cilento, dell’Aglianico, dei profumi del vino e di diversi microclimi per i vitigni. Ma cos’è questo Aglianico? Molti di noi sanno oramai che è il vitigno rosso più coltivato e vinificato nella nostra amata terra cilentana presentandosi nei nostri calici corposo e robusto, con un bellissimo colore intenso che lascia passare poca luce, dai profumi di violetta incantevoli alle sensazioni di ciliegia o amarena " impregnanti". Potremmo parlare ore ed ore con un buon bicchiere di Aglianico tra le mani " sentendo" una varietà di profumi e sensazioni davvero complesse, regalandoci momenti di meditazione con l'intento di scorgere profumi che si possono liberare solamente con la pazienza dell'ossigenazione. Tante sensazioni, un solo grappolo!!! Ricordo con vero piacere un termine che un professore utilizzava per indicare la fermentazione dell'uva che si trasforma in vino: " Transustanziazione". Questa forzatura del termine preso in prestito dalla Bibbia esprime pienamente quel processo di trasformazione dell'uva composta essenzialmente da semplice acqua e zucchero in vino, un prodotto altamente complesso e variegato che riesce ad includere circa mille molecole, ognuna della quale è caratterizzata da un profumo UNIVOCO, che sia di banana, ananas, cannella, tabacco, pepe, peperone, geranio, ecc... Ma qual è la storia di questo vitigno così sentito e apprezzato da moltissime persone? Sicuramente è un vitigno molto diffuso non solo nel Cilento, ma anche nel resto della Campania e in alcune zone dell' Italia meridionale. Giusto per citare qualche "nome", abbiamo lo storico Taurasi DOCG in provincia di Avellino, lo spettacolare Aglianico del Taburno nel Beneventano che nel 2011 ha otenuto la disciplinare che tutela la produzione DOCG. Del resto abbiamo l'Aglianico del Vulture in Basilicata, e ci stanno alcuni impianti anche nel Molise, con una produzione che raggiunge livelli qualitativi davvero notevoli. In Campania, questa varietà sicuramente è stata introdotta dai Greci in una delle loro migrazione, facendo degli impianti nelle diverse province. Per quanto riguarda l'etimologia del nome , molti affermano che provenga da Giurano, un famoso vino romano, mentre altri studi riconducono l'etimo al termine Elea (Elea, Ellenico, Elianico, Aglianico), l'attuale Novi-velia, comune Cilentano. Questa etimologia per noi è molto importante, perché potrebbe legare l'Aglianico al nostro territorio in maniera indissolubile, e formare la base per degli studi ampelografici per dimostrare “l'autoctonicità” di questo vitigno nel Cilento. Da pochi anni abbiamo ottenuto prima la DOP sulla produzione del Cilento rosso ( circa Aglianico 70%, Piedirosso 20%, Barbera 10% ) e successivamente la DOP per il Cilento Aglianico ( Aglianico 100%), e questo ci permette di gareggiare con vini oltre il livello regionale. Sarebbe meraviglioso poter dimostrare che l'Aglianico viene coltivato da oltre 150 anni nel Cilento per avere un riferimento storico tale da poter cominciare a parlare di DOCG, per il semplice fatto che vini come il Respiro di Alfonzo Rotolo, il Naima di De Conciliis, il Don Vito di Polito, il Cenito Di Maffini, il Maroccia di San Giovanni potrebbero essere tranquillamente considerati come i piccoli " Taurasi del Cilento"!!!

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